Invecchiare a Chioggia

Chioggia e i suoi abitanti….

Sono poche le città italiane che possono vantare, come Chioggia, una caratterizzazione etnografica così definita. La popolazione è antica, come il dialetto, le tradizioni, e il modo di vivere. Pescatori e ortolani in massima parte, sin dai tempi remoti, i chioggiotti furono Oggetto di attenzioni e di curiosità per le vasti, per le abitudini, e per la parlata. Se Venezia, città di nobili, Chioggia era città di popolo. Il popolo era distinto geograficamente e socialmente in tre gruppi:

- i chioggiotti, naviganti e pescatori

- i marinanti (ortolani)

- quelli delle campagne (Brondolo, S. Anna, Cavanella D’Adige, Valli) agricoltori

Caratteri somatici, abitudini, tradizioni, comportamenti, linguaggio erano e permangono differenti.

I “chioggiotti” sono alla “veneziana”, legati alla vita e ai costumi della gente di mare, abituata a vivere spesso al si sopra delle proprie possibilità, in maniera splendida ma alla giornata.

I marinanti, molto legati alla terra oculati e attenti amministratori, che pur non curando gli agi mantennero sempre uno stato di relativo benessere.

Quelli delle campagne legati per costumi e tradizioni agli altri agricoltori padovani e rodigini.

Sergio Dell’Omo sul suo libro su Chioggia descrive nell’insieme una popolazione rustica e orgogliosa ricca di una grande umanità, dalla quale sorsero illustri figli (Dondi, Niccolò de Conti, Cristoro Sabadino, Giuseppe Zarlino, Giovanni Croce, Rosalba Carriera, G. Olivi, Eleonora Duse, Giusepppe Veronese, etc.).

In varie epoche scrittori e poeti famosi hanno visitato la nostra città trascrivendo sulla carta le sensazioni suscita dall’ambiente o provocate dai costumi e dal modo di vivere degli abitanti.

Molto è stato scritto sulla nostra città.

Molto certo si scriverà ancora.

Sarà però difficile che altri sappiano dire di Chioggia con più realismo e maggior vigore di quanto Giovanni Comissso scrisse per il Giorno il 12/07/56.

Più che prosa quella di Comisso e autentica poesia.

Vi è chi crede di aver conosciuto l’Italia, ma quando per un errore di itinerario, arrivando a Chioggia, si accorge di essa, grida per la maraviglia e si morde le dita per averla ignorata o creduto non fosse degna di essere visitata.

Ma vi è ancora chi ha girato tutto il mondo con fatica e noia estrema, spendendo denaro e tempo per arrivare fino a Shangai, Barcellona e a New Orleans, e poi scoprendo questa città lagunare vi trova più fermento, più vitalità, più calore scenico e pittorico di quelle.

È una piccola città di 55.000 abitanti, ma è smisurata, tenebrosa e solare, drammatica e felice, passionale e serena, come le grandi tele dei maggiori pittori della scuola veneta, che sembra abbiano attinto qui le loro aspirazioni.

Fino agli anni ’70 a Chioggia vi è stata un’alta mortalità infantile per le scadenti condizioni igienico sanitarie (mancanza di una adeguata rete fognaria).

Le malattie infettive, come la salmonellosi in particolare erano di fatto endemiche.

Il numero degli anziani (> 65 anni) era in percentuale inferiore rispetto alla media del veneto.

Nell’84 erano il 9,6% della popolazione totale, nel ’97 il 13,6 e nel 2000 il 15,2.

Dunque anche da noi vi è stato un aumento della speranza di vita alla nascita in relazione alla miglior situazione igienico sanitaria, a domicilio, nel lavoro, e al miglioramento della situazione socio-ecomomica.

Va ricordato che il pescatore chioggiotto a causa del suo lavoro ha sempre avuto una limita vita sociale che si può concentrare in tre realtà.

- la barca con il suo equipaggio

- la famiglia (nei momenti di riposo)

- il bar (osteria in passato) per lo svago.


I lunghi mesi trascorsi nella pesca lontano da casa e dalla città hanno comportato una scarsa partecipazioni alle istituzioni con tendenza a “delegare”.

La città è vista come luogo per trascorrere il periodo di riposo, vago, vacanze e non come luogo di impegno lavorativo e sociale.

Cessato il suo rapporto con il mondo del lavoro egli si rifugia nel bar (numerosissimi a Chioggia) unico parla del suo passato parla di sport e gioca a carte.

A questo atteggiamento abitudinario si può aggiungere la pigrizia la voglia di non fare niente frequente nella gente che vive sulle rive del mare, condizionata da situazioni geografico climatiche.

Anche le altre categorie di anziani (non pescatori) hanno lo stesso modo di vivere.

Sono pochi quelli che, cessato il lavoro, si dedicano ad altre attività.

Preferiscono trascorre la giornata nella monotonia nel prevedibile.

L’impegno politico o nel volontariato, nel sindacato o nella parrocchia viene spesso evitato, pochi sono quelli che all’interno di una associazione o a livello personale, cercano di approfondire la loro cultura o di rimediare a quei vuoti culturali causati da una giovinezza presto sacrificata al lavoro iniziato in giovane età. 
Per la donna l’età anziana, traumatica per certi aspetti legati alla bellezza che sfiorisce alla decadenza fisica offre maggiori possibilità di realizzazione e quindi di gratificazioni.

A differenza di molti uomini, la donna a Chioggia vive con intensità ed entusiasmo il ruolo di nonna considerandolo un’esperienza gratificante.

Tale ruolo diventa poi importante in quanto va a coprire, se pur parzialmente, il vuoto affettivo causato dalla vedovanza.

Per molti uomini invece diventare nonni significa essere diventati vecchi e inutili.

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